Scuola dell'Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° Grado ad indirizzo Musicale

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L’IMMIGRAZIONE E L’EMIGRAZIONE NEL NOSTRO PAESE

 

 

Il giorno 7 Dicembre 2017 noi classi terze dell’ I. C. Deledda – S. G. Bosco abbiamo partecipato ad un incontro nell’ambito del progetto “Immigrazione ed emigrazione”. A questo incontro erano presenti il nostro Dirigente scolastico, prof.ssa Luciana Lovecchio, il sig. Agostino Gigante come promotore dell’evento svoltosi il 12 Ottobre con il titolo “Immigrato o emigrante: faccia della stessa medaglia”, i coniugi Costanza e il giovane Abou Bacar. A questo incontro doveva essere presente anche la sig.ra Serafina Cazzetta, che purtroppo a causa di un imprevisto non ha potuto partecipare all’incontro. In questo evento si sono raccontate tre storie legate all’emigrazione: chi non ce l’ha fatta, chi ce l’ha fatta e chi ce la potrebbe fare.

Per conoscere la storia della sig.ra Serafina Cazzetta abbiamo visto un cortometraggio che parlava della sua emigrazione dall’Italia al Venezuela. Dato che in Italia la situazione economica era molto difficile suo marito decise di emigrare in Venezuela, perché lavorativamente offriva molte possibilità in più. Suo marito partì prima di lei, e dopo un po’ di tempo arrivò l’atto di richiamo anche a lei per trasferirsi. E così anche lei partì insieme a suo fratello, calzolaio, e sua figlia Luciana, che all’epoca aveva due anni e mezzo. Nella prima sosta, in Portogallo, loro tre e un altro gruppo di emigranti ebbero anche la possibilità di incontrare il principe Umberto I di Savoia. Arrivati in Venezuela purtroppo non riuscirono a costruirsi una vita migliore e dopo un anno furono costretti a ritornare in Italia.

La storia di chi ce l’ha fatta vede protagonisti i coniugi Costanza, emigrati in Svizzera negli anni Cinquanta. Joseph non ebbe la possibilità di studiare in Italia, e così frequentò la cosiddetta “scuola di strada”, e insieme al padre imparò le basi dei lavori più umili. In Svizzera Joseph ottenne successo nel campo dell’edilizia, collaborando alla costruzione del parcheggio dell’aeroporto di Ginevra e di molti altri edifici. Sua moglie finché essi non si sposarono non poté spostarsi dall’Italia, ma arrivata in Svizzera iniziò a fare vari lavoretti, e quando imparò a parlare bene in francese prese un ristorante che si trovava all’interno di un campo da tennis, in cui cucinava piatti di tradizione pugliese.

La storia di chi ce la potrebbe fare coinvolge Abou Bacar, un ragazzo di quasi diciotto anni proveniente dalla Guinea. Abou è stato costretto a emigrare in Italia perché nel suo Paese non ha avuto la possibilità di studiare. Prima di venire in Italia ha attraversato il deserto della Libia per quindici giorni senza cibo, nutrendosi solo di acqua e zucchero, e successivamente è stato anche picchiato e rinchiuso in carcere. Nonostante la sua giovane età, Abou sa parlare molto bene il francese, oltre alle lingue africane, e stando qui ha imparato l’italiano ed un po’ di dialetto. Ha incoraggiato noi ragazzi a studiare con impegno perché siamo molto fortunati ad avere questa possibilità, e soprattutto ci ha parlato di quanto sia importante conoscere un’altra lingua, perché ci dà la possibilità di realizzarci anche fuori dai nostri confini.

La sua storia è stata molto toccante, perché scoprire che un nostro quasi coetaneo abbia vissuto una vita così travagliata e colma di esperienze, ci ha fatto riflettere sulle reali condizioni di vita nei Paesi del terzo mondo. Abou è stato molto forte nel raccontare la sua storia, mostrandoci quanto coraggio abbia avuto per affrontare questa vita.

Il sol pensiero di scoprire che gli italiani si realizzino maggiormente all’estero che in Italia, ci fa provare sia orgoglio che angoscia: il primo perché ci fa onore che la cultura italiana venga apprezzata al di fuori del nostro territorio e la seconda perché qui in Italia non vengono sfruttate a pieno le capacità di ogni individuo.

È stato un onore conoscere queste tre storie differenti tra loro perché ci ha incoraggiati a studiare per migliorare il nostro Paese in modo da farlo crescere, perché noi rappresentiamo il futuro dell’Italia.

Il contenuto di questo evento è stato rafforzato dalla citazione di una frase presente alla fine del cortometraggio che abbiamo visto:

“Non giudicar fratello, non si nasce immigrato.”

Valeria Di Tinco

Adriana Bracciale

Classe 3^E

 

 

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